Cooperazione e parsimonia. Questa la lezione che ci impartiscono le piante secondo quanto sostiene Stefano Mancuso nel volume Le piante del mondo.
Anche se “La Feltrinelli” di Brescia ha pensato di mettere i suoi libri nel reparto ‘botanica e giardinaggio’, Stefano Mancuso è scienziato di fama internazionale e fra i più originali pensatori e portatori di una nuova visione della realtà che vi siano in Italia.
Docente all’Università di Firenze dove dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia delle Piante, ama gli alberi. Ritiene che le regole che governano il mondo delle piante (che rappresentano l’85% della vita sul pianeta, mentre gli animali tra cui l’uomo rappresenta lo 0,3 % degli organismi viventi, il resto sono funghi e microrganismi) siano una fonte straordinaria di ispirazione per l’uomo.
Nel volume La pianta del mondo, Bari, Laterza, 2020, pp.191, scrive: “Conviviamo infatti con l’idea che la competizione e la lotta per la sopravvivenza siano il motore dell’evoluzione. Per oltre un secolo, a partire dal lavoro rivoluzionario di Charles Darwin, l’idea prevalente che ha forgiato la nostra idea del funzionamento delle comunità dei viventi è stata che il motore dell’evoluzione fosse la competizione, la lotta per la sopravvivenza, la vittoria del più forte.” (cit. p. 80). “L’antropocentrismo o, a voler essere magnanimi l’animalocentrismo che affligge il mondo della scienza è un problema serio” (p. 81).
Se guardiamo alle regole che governano il mondo vegetale, spiega Mancuso, scopriamo che, ad eccezione dell’uomo, tutti gli organismi viventi rifuggono gli sprechi (p.83); che gli alberi collaborano e si connettono attraverso innesti radicali per aumentare la loro capacità di accesso ai nutrienti, di reazione ai patogeni e, soprattutto, per rendere più saldo l’ancoraggio al terreno.
Il libro di Mancuso è una splendida lettura, dalla quale emerge lo stupore continuo per la bellezza della vita e del mondo. Si percepisce il suo amore straordinario per la vitalità che pervade la Terra e la preoccupazione palpabile per quanto poco gli uomini si stiano facendo carico del loro futuro. Siamo, gli umani, una specie ingombrante e arrogante, forte dei propri progressi, che alacremente sta trotterellando verso la catastrofe. Parsimonia, collaborazione, complementarietà, sono le regole che governano la comunità universale delle piante e che dovrebbero essere adottate dalla comunità degli umani per prosperare.
Significativa, per chi si occupa di cibo, l’annotazione secondo la quale le piante millenarie devono la loro longevità alla restrizione calorica. Scrive l’A. “E’ ormai accertato, anche negli animali, che condizioni di restrizione calorica aumentino, in maniera significativa, la longevità degli individui. La vita sembra preferire la limitazione all’abbondanza…” (cit. p. 115).
Le affermazioni dell’A. non sono mai generiche e aprioristiche, trovano la loro verifica nell’osservazione puntuale e rigorosa di ciò che avviene nel mondo delle piante.
I dati raccolti, le correlazioni tra loro individuate, si allineano grazie ad una visione interpretativa che Mancuso vuole fermamente trasferire sul piano pedagogico. Spettacolare in tal senso il volume precedente dello stesso autore La nazione delle piante, Bari, Laterza, 2019, pp.139. E l’insegnamento come sempre ha una valenza politica. Non a caso, credo, Mancuso cita Kropotkin come antagonista del mainstream darwiniano. “Penso […] all’indimenticato principe Kropotkin, sostenitore della necessità di individuare nella cooperazione o, come poeticamente la chiamava, nel ‘mutuo appoggio’ la chiave di volta su cui si regge l’intera storia dell’evoluzione.” (cit. pp. 80-81): Pëtr Alekseevič Kropotkin, russo di origini nobiliari, noto come rivoluzionario col nome di Boradin, aderì alla corrente anarco-sindacalista di Bakunin della Prima Internazionale comunista, autore tra l’altro de Il mutuo appoggio, 1902.
L’immagine in evidenza è un particolare del dipinto di Henri Rousseau, 1910. Serpente ed incantatore di serpenti.